Qualche anno dopo il Marzo 1999 prima edizione delle “rivelazioni” del Cluetrain Manifesto, ero ben felice di adottare le 95 tesi scritte da quel manipolo di “illuminati”.
A distanza di più di un decennio, gli amici di Open Knowledge, Emanuele Quintarelli, Rosario Sica ed Emanuele Scotti hanno stilato 59 tesi parlando di Social Business. 59 spunti di riflessione per rispondere e anticipare le sfide del mercato. Le tesi sono state presentate durante il Social Business forum del 2012
Marco Minghetti del Sole24ore ha analizzato le 59 tesi parlando anche della social organizzation. In ogni caso una semplice lettura può darvi alcuni stimoli su come agire per affrontare al meglio questo cambiamento in atto.
- Il caos è una semplicità che non siamo ancora riusciti a vedere
- Le organizzazioni sono conversazioni
- L’entropia nasce dal cercare di usare strumenti nuovi per fare cose vecchie, o dall’usare strumenti vecchi per fare cose nuove
- La mail è superata da piattaforme di scambio più aperte ed emergenti. Le organizzazioni dovrebbero abolire l’utilizzo della mail al proprio interno
- Davanti a problemi sempre più complessi e interconnessi, l’architettura decisionale rappresentata dai modelli di impresa e di governance contemporanei – ancorati ad un principio di tipo gerarchico e di comando-controllo – mostra tutta la sua inadeguatezza
- La strada deve essere la cultura del rischio: senza rischi non si aprono nuove prospettive
- I clienti conoscono i prodotti molto più delle imprese che li producono
- Chi lavora si aspetta in qualche modo di poter partecipare al progetto organizzativo; il malessere è frutto dell’impossibilità di questa partecipazione
- Per vedere fenomeni nuovi bisogna costruire strumenti nuovi di analisi e misurazione
- Le organizzazioni sono organismi viventi. Prima ancora di generare prodotti generano e trasformano conoscenza
- Questa capacità di generare e trasformare conoscenza le fa emergere o declinare nell’economia della conoscenza
- La conoscenza viene generata e trasformata nelle conversazioni tra dipendenti, tra clienti e tra clienti e dipendenti
- Le conversazioni superano i muri e i ruoli e privilegiano relazioni di fiducia difficili da condizionare
- Il punto debole del knowledge management è il management
- La collaborazione è la sfida delle organizzazioni contemporanee. Abbiamo solo iniziato ad occuparcene; gli strumenti di gestione e di management attualmente disponibili sono inadeguati allo scopo in quanto nati in un’altra epoca e per obiettivi opposti
- Collaborazione non significa (solo) coordinamento, pianificazione, gestione dei ruoli. Collaborazione significa mettere a frutto l’intelligenza collettiva
- Oggi abbiamo bisogno di unire, di creare storie e significati comuni, di coinvolgere le sensibilità personali, di trovare l’ingaggio delle persone
- Le organizzazioni troppo ordinate rischiano l’estinzione
- Le organizzazioni ad alta performance hanno come punti di forza la disorganizzazione e i legami deboli
- Nelle nostre organizzazioni c’è molta più intelligenza di quella che il management è disposto a riconoscere
- L’intelligenza presente nelle organizzazioni rimane oggi intrappolata nelle procedure, nei riti, nei ruoli
- È difficile guidare una conversazione, è più facile alimentarla o farla tacere per sempre
- Una crisi economica è anche una crisi di modelli di management e di organizzazione del lavoro
- Oggi grandi opere dell’uomo nascono dalle conversazioni, e spesso non hanno bisogno di manager
- Il sapere delle organizzazioni oggi sta più nelle connessioni che nei data base aziendali
- Teamwork, integrazione, collaborazione: le organizzazioni si riempiono la bocca dei concetti più lontani dalla propria pratica
- Il mercato ha oggi una intelligenza più rapida e articolata di quella delle organizzazioni
- Le organizzazioni reagiscono agli stimoli del loro mercato con una velocità inversamente proporzionale alla propria dimensione
- I piani della Direzione Personale servono a coprire la paura di liberare l’energia e l’intelligenza presenti all’interno dell’organizzazione
- I clienti, come i dipendenti, cercano un contatto e un dialogo ma trovano muri di gomma con titoli altisonanti: call center, customer care, direct line
- I consulenti rafforzano lo status quo: cercano di riportare la complessità all’ordine
prestabilito ma così facendo aumentano solo l’entropia poiché spostano il disordine ad un altro livello - L’innovazione disruptive non avviene nei dipartimenti di Ricerca e Sviluppo: avviene mescolando punti di vista e saperi in connessioni nuove e aperte
- Le Intranet a senso unico sono inutili; le Social Intranet oggi possono diventare il sistema nervoso che permette a un organismo di sentire e di agire come un’unità: permette lo scambio degli stimoli, l’accumularsi della memoria, il formarsi dell’identità, il coordinamento delle azioni
- Oggi c’è bisogno di unire: collegare i punti (vision) ma anche collegare le persone e creare sistemi autopoietici
- Reputation: è tutto qui
- Centro e periferia sono concetti del secolo scorso: nella rete la centralità è funzione dell’autorevolezza e della visibilità
- Ascoltare, ascoltare, ascoltare: è il cliente che ti dice chi sei
- Nell’economia della conoscenza puoi non sapere tutto ma devi essere ben connesso
- Dall’economia della conoscenza all’economia del dono…
- Il processo di business emerge dal basso, apprende continuamente, si adatta a partire dai feedback di dipendenti e clienti
- Per pensare in un modo nuovo: abbandoniamo le slide e ristrutturiamo gli spazi di lavoro
- Ascoltare le conversazioni non basta. Bisogna estrarne senso e guidare il cambiamento
- I tuoi dipendenti vengono prima. Senza il loro coinvolgimento il tuo Marketing non sarà mai capace di coinvolgere
- Per costruire nuove organizzazioni non c’è bisogno di società di consulenza
- Le idee di clienti, dipendenti e fornitori sono buone quanto quelle del management
- Il Social Business non è una nuova tecnologia, è una nuova azienda
- Guardare al mercato tramite lenti del prodotto e segmenti sociodemografici ha perso di valore. Andiamo a caccia di passioni, bisogni, tribù
- Un’azienda è centrata sul cliente quando riesce a guardarsi da fuori, abbattendo le barriere sia all’interno che all’esterno
- Innovazione dal basso non significa realizzare tutto quello che i clienti chiedono. Innovazione dal basso significa capire qual è il problema che i clienti vogliono sia risolto e aiutarli nel risolverlo
- Socializzare i processi non significa creare altri silos, seppure sociali. Socializzare i processi significa abbattere i silos tradizionali e sociali
- Lavorare per uno stipendio non fa mai la differenza. Le persone oggi cercano una missione comune
- Aprire una pagina Facebook è facile. Aprire le porte dell’azienda ed accogliere i clienti è difficile
- Le aziende non sanno quasi mai cosa il cliente desidera perché hanno sempre avuto paura di ascoltare
- Le community di persone non si creano e non si gestiscono. Le community si attraggono e si coltivano
- Il nuovo management è più vicino alla coltivazione di una community che alla guida di un gregge
- Il cambiamento parte dagli early adopters, ma il cambiamento sostenibile arriva a tutti gli altri
- Il servizio al cliente è il nuovo marketing
- L’unico modo per bilanciare l’eccesso di informazione da cui siamo sommersi è aggiungere ulteriore informazione che agisca da filtro
- Ha fatto più innovazione negli ultimi 15 anni un gruppo di ragazzini che IBM, Microsoft e Oracle messi insieme.